Ipovisione Fondazione Retina 3000 Onlus
Si definisce ipovedente la persona portatrice di una disabilità visiva di entità tale da non consentire lo svolgimento della comune attività della vita quotidiana.
La disabilità visiva dell’ipovedente comprende difficoltà nella visione per lontano, nella lettura e scrittura, nel compiere semplici lavori manuali, ad accudire sé stesso, ad orientarsi nell'ambiente e a muoversi autonomamente.
L'ipovisione colpisce più di una persona su 100 della popolazione generale; si è valutato che solo in Europa esistano 11 milioni di ipovedenti e un milione di non vedenti. Le patologie più comuni responsabili di tale condizione sono la degenerazione maculare dell’adulto o del bambino, la retinopatia diabetica, il glaucoma, le patologie del nervo ottico.
Il progetto di riabilitazione visiva nell'adulto, prevede l'utilizzo di aree retiniche eccentriche che vengono utilizzate in sostituzione della fovea centrale non funzionante. In seguito il paziente ipovedente viene addestrato tramite esercizi di lettura alla nuova condizione visiva. Deve imparare a muovere contemporaneamente il testo ed a fissare l'occhio migliore nella posizione piu' corretta mediante l'aiuto dell'accomodazione e/o di una lente ipercorrettiva ed a conoscere la profondita' di campo e la distanza di lettura, leggendo nelle più idonee condizioni di postura ed illuminazione. Grazie a programmi articolati di tipo riabilitativo, utilizzando anche ausili ottici ed elettronici, si ottiene un recupero funzionale della lettura, della visione intermedia e per lontano, premessa indispensabile per l'autosufficienza dell'individuo nella vita sociale.
L'ipovisione nel bambino, determina una situazione di rischio per lo sviluppo delle competenze cognitive, oculomotorie, motorie, psicomotorie, neuropsicologiche (attenzione e memoria), relazionali, comunicative e linguistiche nonché della strutturazione del rapporto madre-bambino e dell'apprendimento formale.
Il progetto Riabilitativo deve comprendere tanto gli interventi diretti sul paziente quanto gli interventi rivolti ai suoi referenti (famiglia, scuola , ecc.).
La riabilitazione visiva nel miope elevato
L’approccio riabilitativo con il paziente miope elevato si integra con il percorso terapeutico del medico oculista ed è rivolto a migliorarne progressivamente le prestazioni visive.Inizia attraverso un’accurata anamnesi di carattere generale e oftalmologica per comprendere il tipo e la stadiazione evolutiva della miopia elevata associata ad altre patologie.
E’ importante al fine di un adeguato prospetto riabilitativo comprendere le singole esigenze del paziente nelle occupazioni della vita quotidiana e lavorativa, con particolare riferimento alle eventuali difficoltà incontrate durante il loro svolgimento. La miopia degenerativa può talora avere un'evoluzione lenta e con una funzionalità visiva discreta, ma a livello qualitativo con una presenza di scarsa definizione e soprattutto metamorfopsie notevolmente invalidanti.
Nella miopia in genere, e soprattutto in quella elevata, sono indicate le lenti a contatto in quanto il campo visuale è maggiore e non provocano il rimpicciolimento delle immagini retiniche e le aberrazioni tipiche degli occhiali tradizionali con lenti di elevato potere divergente. Quando un paziente manifesta problemi di accomodazione nella visione prossimale, va tenuto in grande considerazione il fatto che a parità di correzione le lenti a contatto necessitano di maggior sforzo accomadativo.
L’utilizzo di specifiche lenti filtranti fotoselettive ad azione preventiva anti-fototossica è in grado di ridurre marcatamente l’arrivo, a livello del segmento posteriore, sia delle radiazioni ultraviolette vicine allo spettro del visibile (280-400nm) che della luce blu al alta energia (400-500nm) con la possibilità dell’utilizzo differenziato sia nell’ambiente esterno (lenti polarizzate scure) che interno (lenti chiare). Inoltre riducono nella maggior parte dei pazienti il senso di fotofobia e d’abbagliamento ed aumentano la sensibilità al contrasto.
In caso di presenza di un danno centrale, ad esempio nella macchia di Foerster-Fuchs, compito essenziale è insegnare al paziente ad orientare gli occhi per utilizzare l'area retinica funzionalmente più adatta e stabile: il locus preferenziale retinico (PRL), in sostituzione alla fovea non funzionante.
E’ importante situare l'immagine subito fuori dallo scotoma per evitare ingrandimenti inutili e minimizzare l'angolo di fissazione eccentrica. Per una buona capacità di lettura l'estensione del PRL deve contenere orizzontalmente almeno 4-5 lettere contemporaneamente.
Per stabilizzare la fissazione è indicata la microperimetria, che mettendo in correlazione il danno anatomico e quello funzionale permette uno studio della funzionalità retinica lesionale e perilesionale e la sensibilità luminosa delle aree retiniche circostanti la lesione.
Le neuroscienze indicano che una stimolazione ripetitiva delle cellule nervose porta ad una maggiore efficienza, quindi aumenterà la possibilità di usare con successo gli ausili visivi.
La lettura però è una prestazione molto complessa e i movimenti oculari garantiscono il mantenimeno della fissazione. Osservando eventuali posizioni anomale del capo, gli esercizi dedicati all’allenamento pratico devono tendere a migliorare progressivamente la motricità coniugata e i movimenti di inseguimento che consentono di aumentare la capacità di discriminazione e la coordinazione oculo-manuale, la fissazione e il suo mantenimento che permettono una migliore localizzazione spaziale, l’organizzazione spaziale e la valutazione della memoria visiva.
Al di fuori della macula, la retina presenta un numero decrescente di coni, per cui la percezione dell'immagine è necessariamente ridotta. Pertanto si deve ingrandire l'immagine attraverso l'utilizzo di ausili ottici. Più l'immagine è lontana dalla fovea maggiore è l'ingradimento necessario e più corta la distanza di lettura. Si individuano uno o più ausili idonei, tenendo presente il vantaggio della semplicità di utilizzo e di un’estetica accettabile. In commercio vi sono ausili ottici, ad esempio gli ipercorrettivi prismatici qualora esistano le premesse per una visione binoculare, elettronici ma anche sistemi ergonomici e posturali.
Nel caso specifico di pazienti videoterminalisti è oppurtuno far descrivere al paziente la postazione di lavoro, per poter comprendere la presenza di aree differenziali di illuminamento e la presenza di zone di abbagliamento. Vi sono anche ausili informatici, software ingrandenti con o senza sintesi vocale, un iniziale adattamento è reso possibile anche dall’accesso facilitato.
Il deficit sensoriale causa un’insufficiente organizzazione psicomotoria nelle interazioni e relazioni con l’ambiente, è bene quindi orientare il paziente verso obiettivi ben precisi.
LETTURE CONSIGLIATE
- 1. Parmeggiani F, Milan E, Steindler P, La gestione clinica e riabilitativa del paziente ipovedente, Fabiano Editore, 2002.
- 2. Pece A, La miopia elevata o degenerativa, Provincia Autonoma di Trento- Documenti per la salute n.2
- 3. Abati S, Giacomelli G, Volpe R, Argomenti di Ipovisione, supplemento 1, Fabiano Editore, 2002.
- 4. Abati S, Giacomelli G, Volpe R, Argomenti di Ipovisione, supplemento 2, Fabiano Editore, 2002.
Centro di eccellenza di Riabilitazione visiva oculistica
Nel mondo ci sono 124 milioni di ipovedenti, un milione in Italia. Seppur non totalmente cieco, l’ipovedente ha una drammatica riduzione della funzione visiva: inferiore ai 3/10 ma uguale o migliore di 1/20 con la migliore correzione possibile o una riduzione marcata del campo visivo.
Questa condizione crea enormi limitazioni nella vita quotidiana nello svolgere compiti che richiedono una certa capacità visiva: orientarsi, camminare, trovarsi in ambienti luminosi, riconoscere le persone, comporre un numero telefonico, leggere e scrivere, cucinare, guardare la televisione, usare il computer, guidare, ecc
Seppur rimanga un residuo visivo, senza aiuti l’ipovedente non è in grado ad esempio di riconoscere la distanza reale di un ostacolo o una zona di luce e ombra. Da solo non riesce ad organizzare le informazioni visive perdendo quindi la proprio autonomia.
Le malattie causa di ipovisione ( Degenerazione maculare senile, Retinopatia diabetica, Maculopatia miopica, Glaucoma
) possono colpire sia gli adulti ma anche i giovani diventando un ostacolo rilevante nello sviluppo del vissuto personale. Si creano così per la persona ipovedente forti implicazioni psicologiche, con sensazione di incertezza e distacco dalla realtà, essendo difficile l’integrazione nel mondo dei vedenti. E di riflesso un reale disagio sociale, che può variare molto da individuo a individuo in base al tipo di danno (centrale, periferico o misto), al tipo di patologia, alla presenza di altre malattie, secondo l’età, il lavoro, le esigenze personali.
Presso l’Oculistica di Melegnano si è concretizzata l’esigenza di dare una risposta a tutti questi pazienti per migliorare la qualità della visione e di conseguenza la qualità della propria vita; nasce il Centro di Ipovisione di Melegnano, centro di ricerca del recupero visivo: un percorso riabilitativo che, associando esami clinici approfonditi ad esercizi e ad ausili visivi, recupera e potenzia le capacità visive residue, restituendo l’autonomia persa nella vita quotidiana, nel lavoro, nella scuola, nei propri interessi.
La visita di Ipovisione inizia con l’ascolto attento della storia clinica e del vissuto personale della malattia oculare, prendendo in esame i referti medici ma soprattutto tesi all’ascolto delle problematiche pratiche e psicologiche.
Tappa fondamentale è individuare con il paziente le attività in cui desidera tornare abile, partendo dalle sue necessità primarie. Inizia poi la fase centrale della visita, con strumenti tecnologici all’avanguardia attraverso esami clinici approfonditi e specifici si delinea il quadro visivo e percettivo del paziente e infine si propone in varie sedute un progetto riabilitativo di Riabilitazione visiva.
La riabilitazione visiva parte dall’utilizzo del residuo visivo e grazie ad esercizi visivi mirati e personalizzati e all’uso di ausili ottici e elettronici permette alla persona di riconquistare l’uso delle abilità perdute. Infine vengono affrontate le procedure medico-legali che possano portare alla certificazione di invalidità con appropiata documentazione per fornitura di ausili ottici.
Il Dott. Pece, direttore dell’unità operativa di Oculistica, afferma: “Nella mia esperienza a Melegnano mi sono sempre interessato di "formare" questo settore in quanto è fondamentale nell'approccio clinico e nella qualità della nostra missione. In tutto questo non ho avuto difficoltà in quanto tutti i direttori che si sono succeduti in questa Azienda hanno sposato con entusiasmo la mia richiesta.